Il blocco del ganglio sfeno palatino nel trattamento delle cefalee

Il presente articolo riporta il testo dell’intervista al Prof Wade Cooper,  associato di neurologia all’Università del Michigan, esperto nel trattamento delle cefalee e con esperienza nel campo del blocco del ganglio sfeno palatino attraverso il catetere SphenoCath*. Il Prof Wade Cooper, esattamente come molti altri suoi colleghi neurologi focalizzati nell’inquadramento clinico e trattamento delle cefalee, ha introdotto da anni il blocco del ganglio sfeno palatino nelle fasi iniziali del protocollo terapeutico del paziente, proprio perché in grado di dare un riscontro circa la sua efficacia in un paio di giorni al massimo, evitando al paziente molti degli effetti collaterali che spesso accompagnano altri trattamenti.

Il testo riprende il video dell’intervista disponibile nel nostro sito internet.

Che ruolo gioca il ganglio sfeno palatino nel trattamento delle cefalee?

Il ganglio sfeno palatino (SPG) gioca un ruolo fondamentale nell’ambito della fisiopatologia di diverse forme cefalgiche. Esso è caratterizzato da una componente sensitiva connessa con le branche del nervo trigemino che arriva fino alle meningi trigeminali. Vi è quindi una relazione diretta tra il ganglio sfeno palatino e la sensibilità dolorosa in tutte le forme òdi cefalea. Ancor più importante è il fatto che esso governi la componente autonomica del cervello, in quanto la vasodilatazione e vasocostrizione sono modulate dal ganglio sfeno palatino stesso.

Il ganglio sfeno palatino contiene delle afferenze ortosimpatiche che tuttavia non fanno sinapsi all’interno del ganglio; tuttavia queste vie passano all’interno della fossa pterigopalatina e controllano gli aspetti relativi alla vasocostrizione quando si ha l’insorgenza di un attacco emicranico.

Gli input parasimpatici, per cui il ganglio è stato oggetto di indagine sin dagli inizi del Novecento, sono responsabili della vasodilatazione e della reazione infiammatoria a livello delle meningi, che caratterizza l’emicrania cronica ed altre forme di cefalee croniche primarie.

Che tipo di cefalee, nella sua esperienza, rispondono al blocco del ganglio con il catetere intranasale SphenoCath?

Questa è una domanda molto interessante: il ganglio sfeno palatino gioca un ruolo molto importante nel trattamento delle cefalee di diversa eziologia. Nella nostra pratica clinica lo impieghiamo prevalentemente nel trattamento dell’emicrania cronica, anche se è dimostrato il suo funzionamento nelle cefalee post traumatiche, nella cefalea a grappolo (ricordiamo che i primi esperimenti del Dott. Sluder nel 1901 furono rivolti al trattamento di questa indicazione, ndr) ed altre forme di dolori facciali atipici.

Che tipo di riscontro avete nel trattamento delle cefalee autonomiche trigeminali (TACs) ?

Nel campo delle cefalee autonomiche trgeminali, alla cui famiglia appartengono le cefalee a grappolo, ma anche l’emicrania continua e l’emicrania parossistica, abbiamo visto che vi è una risposta positiva in quanto riusciamo ad agire direttamente sul sistema nervoso autonomo.

Nell’algoritmo terapeutico del trattamento delle cefalee, in quale momento prevedete il blocco del ganglio sfeno palatino?

Tipicamente impieghiamo il blocco del ganglio sfeno palatino all’inizio dell’algoritmo terapeutico del paziente: questo perché il blocco è in grado di fornire un riscontro clinico entro uno (massimo due) giorni dal trattamento. Proprio per la velocità della risposta, preferiamo scegliere il blocco del ganglio in prima battuta rispetto alla terapia farmacologica o ad altre terapie infiltrative. Se il paziente dovesse rispondere positivamente al blocco del ganglio, avremmo già provveduto a fornirgli un ottimo riscontro terapeutico; in alternativa un blocco non efficace ci permette di valutare altri trattamenti terapeutici di tipo farmacologico oppure infiltrativo.

Parlando di terapia farmacologica, infiltrazioni di tossina botulinica e blocco del ganglio, quali sono le sue raccomandazioni nel trattamento delle cefalee? Quale farebbe prima e perché?

Sicuramente la scelta del trattamento iniziale da effettuare rimane a discrezione del medico, che ovviamente conosce la storia clinica del paziente. Tuttavia le variabili che noi consideriamo sono quale trattamento fornisca la risposta più veloce, quale abbia la maggior chance di efficacia ed il minor impatto di effetti collaterali sul paziente.

La terapia farmacologica necessita di essere assunta su base quotidiana, potrebbe impiegare diverse settimane, talvolta mesi per fornire una risposta al paziente circa la sua efficacia clinica. Vi sono inoltre un discreto numero di effetti collaterali dovuti alla prescrizione di alcuni farmaci per la prevenzione ed il trattamento delle cefalee.

Parlando invece delle terapie infiltrative, queste hanno sicuramente un più basso impatto di effetti collaterali, ma risultano essere costose e soprattutto richiedono tempo (talvolta almeno tre mesi) per la manifestazione di una loro eventuale efficacia clinica.

Un blocco del ganglio sfeno palatino ha un bassissimo tasso di effetti collaterali di portata minore, quali temporanea insensibilità alla gola a seguito dell’infiltrazione del farmaco attraverso la cavità nasale, rari casi di vertigini e di aumento dei sintomi del mal di testa, ma non vi è alcun impatto neurocognitivo, variazione di peso corporeo o altre sequele maggiori.

E’ generalmente ben tollerato dal paziente (la procedura dura infatti poche decine di secondi) e può essere impiegato in combinazione con altri trattamenti e come mezzo di prevenzione per pazienti con emicranie croniche.

Quindi ci sta dicendo che la tossina botulinica ed altre terapie preventive possano essere impiegate in combinazione con il blocco del ganglio sfeno palatino?

E’ quello che facciamo nella nostra pratica quotidiana. Noi speriamo che SphenoCath fornisca una risposta di impatto, efficace ed immediata, che possa dare dei risultati di lungo termine, da qualche settimana fino a due tre mesi, e che altre terapie possano, in caso, essere impiegate in maniera complementare.

Quanto spesso può un paziente ripetere la procedura con SphenoCath?

Il trattamento delle cefalee con SphenoCath può essere ripetuto fino ad una volta a settimana; tuttavia, nella nostra pratica clinica, effettuiamo la procedura una prima volta, valutiamo la risposta del paziente e poi moduliamo la frequenza di trattamento sulla base della risposta riscontrata. La nostra esperienza ci mostra infatti come alcuni pazienti abbiano una iniziale risposta positiva compresa tra le 2 e le 3 settimane.

In tal caso, al rimanifestarsi dei sintomi, ripetiamo la procedura, in quanto ci aspettiamo una risposta di più lunga durata nel successivo trattamento.

In alcuni casi abbiamo verificato come il paziente possa avere una risposta positiva di durata di qualche giorno; una seconda applicazione mira a verificare se il trattamento possa durare qualche settimana. In caso positivo, i trattamenti successivi dovrebbero poi portare ad una risposta più duratura di qualche mese.

*Dispositivo medico brevettato, approvato FDA per la commercializzazione negli Stati Uniti e CE per la commercializzazione in Europa

Vuoi saperne di più? Contattaci qui!