La radiofrequenza pulsata ad oggi conta numerosi trattamenti eseguiti con successo su patologie croniche di diversa eziologia. Quali sono le sue caratteristiche? Come viene impiegata e cosa differenzia REST?

Prima introduzione e ottimizzazione

I dolori che coinvolgono le articolazioni, i tendini, i legamenti ed i muscoli che costituiscono il sistema muscolo-scheletrico sono frequenti con l’aumentare dell’età della popolazione e spesso risultano essere debilitanti in quanto limitano le attività quotidiane delle persone, sia in ambito lavorativo che del tempo libero.

La radiofrequenza è stata impiegata per la prima volta dal gruppo di Cosman nel 1974, il cui generatore di radiofrequenza venne per l’appunto progettato con l’obiettivo di trattare il dolore connesso alla sindrome delle faccette articolari a livello sia cervicale che lombare (1). La corrente ad alta frequenza (500Khz) emessa dal generatore viene trasmessa attraverso una termocoppia, inserita in una sottile cannula posizionata in prossimità del target di trattamento. Il successivo sviluppo di cannule molto sottili (22 gauge) negli anni Ottanta ha permesso di estendere l’applicazione a numerose altre condizioni croniche algiche, tra cui dolori di eziologia radicolare, intercostali, cervicobrachiali.

Negli anni Novanta venne sviluppata una nuova metodica di trattamento definita radiofrequenza pulsata (PRF), su cui si fonda l’applicazione REST. L’energia prodotta e le temperature lesive raggiunte dalla radiofrequenza continua (fino a 90°C) erano tali da limitarne l’impiego, a causa delle neurolesioni che si creavano nell’intorno del tessuto target di trattamento.

I successivi dibattiti di Cosman, Sluijter e Rittman portarono alla definizione della radiofrequenza pulsata, metodica che alterna l’erogazione di pacchetti d’onda al alta frequenza per un intervallo temporale limitato (20ms), susseguiti da una fase di “silenzio” (silent phase) di 480ms, in cui non viene erogata energia, favorendo quindi la dissipazione del calore ed un controllo della temperatura del tessuto target che non supererà quindi i 42°C (2).

Nonostante non vi sia un consensus univoco sul meccanismo d’azione della radiofrequenza pulsata, il range di applicazioni ed il numero di pubblicazioni negli ultimi anni è decisamente aumentato. Una recente review di un gruppo belga evidenzia come l’interesse sia notevolmente incrementato a partire da metà degli anni duemila: al 2016 si contano ben 212 pubblicazioni sulla radiofrequenza pulsata (3).

Applicazioni

L’obiettivo della radiofrequenza pulsata è quello di trattare il dolore cronico di diversa eziologia evitando di arrecare danni al tessuto target.
Le applicazioni in cui la radiofrequenza pulsata è stata e viene attualmente impiegata dagli specialisti includono il trattamento del dolore radicolare, la sindrome delle faccette articolari, la nevralgia occipitale, il dolore di diversa eziologia a carico delle grandi articolazioni (spalla e ginocchio), il dolore causato da diverse condizioni del piede (neuroma di Morton, fascite plantare e dolore calcaneare), il dolore al polso causato da rizoartrosi, il dolore pelvico, intercostale, facciale, trigeminale e il dolore a carico dell’articolazione sacroiliaca.

Una nuova frontiera nell’applicazione della radiofrequenza è stata recentemente descritta in un report del gruppo canadese, che ha applicato la metodica in una paziente con severa osteoartrosi, candidata per intervento di artroplastica. La paziente non riusciva a controllare il dolore nemmeno con l’ausilio di oppiacei, presentava una ridotta attività funzionale ed una moderata depressione. Il trattamento con radiofrequenza ha permesso alla paziente di avere una completa remissione dal dolore fino all’intervento di artroplastica, senza dover assumere alcun analgesico in questo intervallo temporale. Ma soprattutto è stato possibile per il paziente cominciare un programma di pre-abilitazione fisioterapico prima dell’intervento, che si è esteso fino ad otto settimane post intervento: l’assenza del dolore ha permesso di poter facilitare i programmi di pre e post riabilitazione (4).

Nei diversi trattamenti di radiofrequenza pulsata eseguiti con successo e descritti nella letteratura medica, si nota come il pain relief (beneficio antalgico) si possa estendere in un intervallo di tempo variabile che può raggiungere anche parecchi mesi. Si può inoltre verificare come il beneficio sia spesso associato ad un’importante riduzione nell’assunzione farmacologica, che include analgesici ed oppiacei, e ad una miglioramento della funzionalità nel caso in cui venga trattato un dolore riferito ad un’articolazione.

Rimane infine importante evidenziare come, nelle oltre 200 pubblicazioni riportate, non sia stata riportata alcuna complicanza neurologica a seguito del trattamento in radiofrequenza: si tratta quindi di un trattamento che può essere effettuato in totale sicurezza.

REST – Reset Electrical Stimulation Therapy

La terapia REST da noi commercializzata prevede l’impiego di un generatore di radiofrequenza e di un kit composto da una cannula con punta attiva conducente ed una termocoppia, necessaria per monitorare la temperatura locale raggiunta durante il ciclo terapeutico della durata di 5-15 minuti circa. La novità introdotta dal nostro generatore Thermedico sta nella sua esclusiva progettazione ingegneristica, che prevede la presenza di un doppio display per il controllo della temperatura, che garantisce al medico la possibilità di operare in sicurezza in tutte le tipologie di procedure di radiofrequenza: in particolare questa caratteristica è fondamentale nelle situazioni in cui il nervo da trattare sia misto, ovvero presenti una componente motoria la cui funzionalità non debba essere compromessa da un’esposizione a temperature elevate.

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